martedì 21 febbraio 2012

Vita universitaria...o no.




 A me piace l'università. O meglio, a me piace l'idea dell'università: passeggiare nel cortile tenendo in mano un caffè da asporto (perché andarlo a bere al bar non è abbastanza figo), sfoggiare la nuova borsa portandola nell'incavo del braccio rigorosamente piegato, discutere di argomenti elevati, e magari frequentare occasionalmente qualche lezione, prendendo anche degli appunti ordinatissimi.
 Il problema è che quando il semestre comincia, questa visione utopica lentamente svanisce, e se ne sostituisce una decisamente più negativa, comprendente la sveglia all'alba, il gelo del mattino nei mesi invernali e l'afa milanese nei mesi estivi, i treni sovraffollati e tutti gli altri aspetti che non sopporto della vita universitaria.
 Giunta a questo punto, in genere mi trovo ad affrontare le fasi di elaborazione del mio ineluttabile destino, per cui nego l'evidenza ("col cavolo che domani mi alzo alle 6 e mezza, io non ci vado"), contratto ("ma sì, posso anche stare a casa i primi giorni e iniziare una settimana dopo...poi andrò sempre") e mi deprimo, finché mi arrendo e vado a prendere il treno...a volte.
 Altre volte, invece, vincono alcune considerazioni impossibili da aggirare, come il fatto che quel giorno mia mamma è a casa dal lavoro, per cui potremmo andare in giro insieme, oppure mia sorella ha scaricato la sesta stagione di Grey's Anatomy (io chiaramente l'ho già vista, ma non è un problema) e potremmo fare una maratona...insomma, eventi improcrastinabili, assolutamente indipendenti dalla mia volontà, che mi impediscono una normale frequenza universitaria.
 E comunque, posso sempre andare settimana prossima.